La fiction su Pietro Mennea è stata un successo. Soprattutto in termini di ascolti
Il grande campione barlettano è stato rappresentato fedelmente. Una ricostruzione del personaggio valida, merito dell’ottima interpretazione di Michele Riondino
Dopo il flop e la valanga di critiche piovute su viale Mazzini per la serie tv sulla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, era rischioso portare sul piccolo schermo un personaggio complesso come fu Mennea. Eppure, la fiction su "la freccia del Sud" è davvero ben riuscita.
Il grande campione barlettano, per 17 anni detentore del record mondiale dei 200 metri, è stato rappresentato fedelmente. Una ricostruzione del personaggio valida, merito dell’ottima interpretazione di Michele Riondino, attore di talento che ha saputo cogliere le sfumature di un personaggio eterno per l'immaginario collettivo.
Ovviamente, l'intromissione, necessaria, di una buona dose di "romanzato" è chiara ed evidente. Del resto, è fiction. E non realtà. La regia, firmata da Ricky Tognazzi, risulta ben fatta rispetto alla media delle fiction proposte dalla Rai. Luca Barbareschi (che preferiamo sempre più come attore che come politico) interpreta Carlo Vittori, l’allenatore che fu vicino a Mennea, ma è anche il produttore, con la sua Casanova Multimedia, delle due puntate dedicate al velocista.
Al pubblico è piaciuta e, a quanto pare, anche alla critica. Su Twitter dominavano gli hashtag #Mennea e #lafrecciadelsud. Un successo che si è tradotto in numeri con una seconda serata che si porta a casa 6 milioni 688 mila telespettatori (25% di share).
Ma un neo c'è. La fiction cerca di rendere Pietro Mennea un personaggio comune, troppo comune, scivolando spesso nella banalità della sceneggiatura dell'uomo come tanti. Nella fiction Mennea è un ragazzo che sogna, si sacrifica, ama, litiga, combatte e vince. Come potrebbe fare qualsiasi personaggio finito, per un motivo sportivo, sugli annali della storia sportiva italiana. Una spersonalizzazione eccessiva che, sì lo fa sembrare uno di noi, ma lo trascina nella realtà del quotidiano, troppo lontano dal podio che lo ha eletto "freccia del sud".
La fiction su Pietro Mennea è stata un successo. Soprattutto in termini di ascolti
Il grande campione barlettano è stato rappresentato fedelmente. Una ricostruzione del personaggio valida, merito dell’ottima interpretazione di Michele Riondino
Dopo il flop e la valanga di critiche piovute su viale Mazzini per la serie tv sulla giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, era rischioso portare sul piccolo schermo un personaggio complesso come fu Mennea. Eppure, la fiction su "la freccia del Sud" è davvero ben riuscita.
Il grande campione barlettano, per 17 anni detentore del record mondiale dei 200 metri, è stato rappresentato fedelmente. Una ricostruzione del personaggio valida, merito dell’ottima interpretazione di Michele Riondino, attore di talento che ha saputo cogliere le sfumature di un personaggio eterno per l'immaginario collettivo.
Ovviamente, l'intromissione, necessaria, di una buona dose di "romanzato" è chiara ed evidente. Del resto, è fiction. E non realtà. La regia, firmata da Ricky Tognazzi, risulta ben fatta rispetto alla media delle fiction proposte dalla Rai. Luca Barbareschi (che preferiamo sempre più come attore che come politico) interpreta Carlo Vittori, l’allenatore che fu vicino a Mennea, ma è anche il produttore, con la sua Casanova Multimedia, delle due puntate dedicate al velocista.
Al pubblico è piaciuta e, a quanto pare, anche alla critica. Su Twitter dominavano gli hashtag #Mennea e #lafrecciadelsud. Un successo che si è tradotto in numeri con una seconda serata che si porta a casa 6 milioni 688 mila telespettatori (25% di share).
Ma un neo c'è. La fiction cerca di rendere Pietro Mennea un personaggio comune, troppo comune, scivolando spesso nella banalità della sceneggiatura dell'uomo come tanti. Nella fiction Mennea è un ragazzo che sogna, si sacrifica, ama, litiga, combatte e vince. Come potrebbe fare qualsiasi personaggio finito, per un motivo sportivo, sugli annali della storia sportiva italiana. Una spersonalizzazione eccessiva che, sì lo fa sembrare uno di noi, ma lo trascina nella realtà del quotidiano, troppo lontano dal podio che lo ha eletto "freccia del sud".
Nessun commento:
Posta un commento